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Telegrafo senza Fili By Antonino IZØXZD

{jathumbnail off}Gentilissimi Signore/i Mi presento a Voi tutti in questo modo alquanto inusuale per farmi conoscere e presentare un oggetto che ha fatto la storia delle telecomunicazioni: Mi chiamo Antonino e sono conosciuto con il nominativo IZ0XZD sono nato nel 1960 e da oltre 37 ho lavorato nel campo delle radio comunicazioni come radiotelegrafista. Ho prestato la mia opera negli “ascolti” delle frequenze search and rescue specialmente su quelle di soccorso,  

facendo dormire sonni tranquilli  a tutti , con la mia squadra di uomini invisibili – nei famosi periodi di silenzio – e perciò nutro un sentimento di rispetto per questa disciplina e per quei Silent – Key che mi hanno regalato questa passione. Detto ciò e  prima di essere collocato in quiescenza ho pensato se la mia esperienza potesse essere travasata ad altri e allora mi sono orientato verso un cammino duro e faticoso – la scuola -.

Quell’ Insegnare nelle  scuole dove crescere un vivaio di ragazzi/e che sarebbero diventati altri HAM con lo stesso spirito che contraddistingue i radioamatori, ritenuti a rigor di legge : fisici – inventori – sperimentatori, progetto ambizioso e di questo ne vado fiero. 

Sto insegnando questa multi – disciplina, dalla maths alla fisica e di volata alla geografia e al morse e  alle costruzioni radiali , a ragazzi, nelle scuole statali e forse questo mio senso di ingenuità e il donare questa mia  passione ha permesso di essere come dire premiato da un inaspettato regalo fattomi dal vice preside (insegna nella stessa scuola cui svolgo  la mia opera con un progetto extra curriculare).

Ecco i fatti:

il professore Casaburi Celestino, docente presso la scuola Media Statale “F. Fedeli” di Scauri , si presenta con un cartone con dentro un telegrafo senza fili e dice questo è un mio regalo per te.

Mi dice anche che il “telegrafo” era nella sua cantina da oltre 40 anni ed era stato un regalo del nonno e che sarebbe stato contento se fossi stato io a riportarlo in vita.

Portato a casa mi sono accorto , dopo alcuni minuti di internet , di avere nelle mani un telegrafo senza fili  del 900, cioè lo stesso modello presente al museo G Marconi di Sassuolo.

Stato: bisognoso di cure e attenzioni

Era un dolce vecchietto che aveva bisogno di cure amorevoli,  tutto il meccanismo non funzionante, mancante di vari pezzi , ossidato dagli agenti esterni letteralmente un pezzo di ottone di quasi 12  kg.Prima di smontarlo ho cercato di documentarmi,  ma poche sono state le notizie di questo bellissimo “Telegrafo senza fili”  prodotto dall’ Officina Elettrica Cerosa  di Milano”.Da quel momento ho cercato di farlo rivivere, in modo da poter raccontare la sua vera storia, e cioè di una macchina che in tempi di pace ma anche di guerra ha dato una svolta alle telecomunicazioni in genere e ai sistemi trasmissivi che a tutt’oggi non sono stati abbandonati.

Smontaggio e rimontaggio

Ho smontando tutto il castello, catalogando tutti i vari meccanismi,  viti e gli ingranaggi  da grande orologeria e la grande molla di carica. Ho svolto un lavoro certosino o laborioso per dare il giusto splendore ad un pezzo della storia non solo italiana ma penso nel mondo. Mancano ancora delle cose spicciole, che con il tempo riuscirò a reperire,  cosi le viti, che non sono a sistema metrico ma a passo inglese o withwort e per giunta destrorse, che a suo tempo veniva usato in larga scala il sistema inglese sinistrorse.

Ho rimontato i vari organi meccanici ed elettrici per quello che ho potuto fare ed ecco la meraviglia…

Stupore – Funziona – fà ancora il suo dovere:

Ho caricato la molla, che dà la vita a questo meraviglioso telegrafo e prima stenta, si ferma, poi continua e riparte per  ritrovare  lentamente  il riprendere di quel ritmo che per quasi 50 anni non usava più. 

In quell’ attimo ho provato una sensazione strana, indescrivibile,  di soddisfazione e mi sono altresì immedesimato di chi fosse stato il suo primo proprietario, che lavoro aveva svolto, se ha lavorato presso qualche compagnia di telecomunicazioni o per la italcable o se fosse solo un OM/HAM .

Funziona come un orologio,  facendo sentire un bellissimo suono di altri tempi cioè dello scrocco, dagli  ingranaggi  che girano e  cosi anche la ruota muove tutto il sistema scrivente,  e anche la carta fa il suo dovere, seguendo  il percorso tracciato da chissà quanto tempo .

Da precisare che un apparato cosi semplice e funzionale non ha nulla da invidiare ai sistemi  moderni e in qualche modo sofisticati.

Funzionamento:

Ha un sistema di carica a molla, il quale, attraverso gli ingranaggi, fa muovere tutti i leverismi e i rulli che permettono di far avanzare con estrema dolcezza la fragile striscia di carta. Fa bella mostra di se’ Vi chiederete quale sia il metodo con cui la rotellina scrive sulla carta: ebbene, dentro il castello di ottone, cioè dove sono alloggiati tutti i meccanismi di rotazione  ovvero gli ingranaggi vi è uno scomparto che contiene due rocchetti di legno con dei fili sottilissimi di rame avvolti da seta… si avete capito bene, quella seta che prodotta dai bachi.  

(Ho lasciato i rocchetti cosi,  nello stato dell’arte originale , anche perchè sono stati avvolti dal personale addetto su fogli di carta scritta a penna cioè quel tipo di scrittura certosina che ai giorni di oggi non si vede più). 

Quindi i rocchetti eccitati dalla corrente fanno alzare una barra di ferro alla cui punta si trova bilancino che alza un tampone con inchiostro facendo in modo di accarezzare la rotellina  e  cedere  il nobile inchiostro alla strisciolina di carta, ecco in questa semplice ricostruzione avete scoperto l’arcano del funzionamento di questo bellissimo telegrafo senza fili.

Questo macchinario è in grado non solo di ricevere gli impulsi elettrici ma ha anche la parte relativa alla trasmissione cioè era anche fornito di un tasto verticale  morse che collegato con lo stesso sistema permetteva la trasmissione degli impulsi elettro-magnetici che per legge  fisica si propagano nello spazio.

Fili per collegare il tasto cw:

Ahimè questo tasto è mancante ma recupero un qualsiasi tasto di quella epoca, mi sono preoccupato anche alla rimessa dei vari fili di cablaggio per un eventuale collegamento dello stess0 tasto.

Storia:

Macchina Ricevente Morse- Officina elettrica Dir. Em. Gerosa- Milano.

La striscia di carta  denominata zona scorre per azione del congegno meccanico caricato a molla All’arrivo dei segnali l’elettrocalamita aziona l’ancoretta che, tramite il coltello, preme la zona con la rotellina scrivente, bagnata di inchiostro oleoso del tampone 

Conclusione:

Spero che questa bellissima favola vi sia piaciuta e come me ne siate rimasti colpiti da un sistema talmente semplice, bello, accattivante. Ogni qual volta ne sia richiesta la sua esposizione sarò ben lieto di mostrarlo non come un bene personale ma per la collettività. Sicuro di non avervi annoiato e vi saluto in gergo amatoriale.

73 iz0xzd

Antonino Cav. Grimaldi

 

Apparato telegrafico Morse

composto da ricevitore

scrivente, tasto manipolatore,

bussola telegrafica

e commutatore, 1860.

 

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